@giacomo_darrigo commenta l'affermazione delle nuove generazioni alla guida delle amministrazioni comunali, divenuta evidente negli ultimi anni.

"Circa 20 mila under 35 con ruoli di governo presenti nei comuni italiani rappresentano una spinta di cambiamento (anagrafico, di idee, metodi, politiche e strumenti) fortissima."
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"“Ragazzini”, spesso definiti in questa maniera con superficialità e banalità non rendendosi conto che non si tratta solo di energie fresche, ma di uomini e donne che già oggi sono classe dirigente che guida, rappresenta, decide. Talvolta inconsapevoli di questo ruolo e, per questo, elemento (diffuso e disordinato) di un cambiamento genuino e diffuso. "
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"Il ruolo degli amministratori (e tra questi dei nuovi amministratori) è centrale non per una inutile contrapposizione centro/periferia, ma perché su contenuti, decisioni e innovazione, è nei territori che il Partito democratico ha dato il meglio di sé, producendo cambiamenti e miglioramenti per singoli e comunità."
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Luigi Dallai ripropone il tema, già diffuso nelle discussioni nei circoli e in eventi come OpenPD, della convinzione che le regole non debbano essere cambiate da questa Dirigenza. 
Dallai, molto esplicitamente, ricorda che "Da una parte c’è il terrore del confronto, del cambiamento, tanto che con colpevole leggerezza si rimescolano le carte chiedendo ad un organismo eletto ormai quattro anni fa, di fare scelte che non gli competono, violando tutti i dispositivi statutari. Dall’altra c’è una generazione, non solo anagrafica, che ha dimostrato di non temere l’apertura e il confronto." e ancora " Se le regole non piacciono si possono cambiare, ma il nodo è un altro: perché cambiarle? Se il timore è che il congresso, così come concepito nel nostro statuto, aperto e partecipato, possa far emergere un’insoddisfazione del nostro elettorato rispetto all’attuale gruppo dirigente, non c’è da aver paura, quest’insoddisfazione già c’è, basta farsi un giro di circoli e nelle tante feste democratiche."
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Stefano Menichini fa il punto sull'attesa sentenza del processo Mediaset. 
Le conseguenze politiche di un'eventuale conferma  sono, secondo Menichini, più pericolose per il PD che per il PdL.
Il PD rischia di vedere ulteriormente indebolita e criticata la propria posizione, sia all'interno che sul fronte internazionale, dal fatto di essere alleato di un partito che ha a capo un condannato per corruzione, mentre il PdL ha tutto l'interesse a mantenere lo status quo per lasciare acquietare gli animi e recuperare nel tempo.
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Sfatiamo un mito: gli iscritti al partito non sono persone infervorate, militanti con il fazzoletti rosso al collo e il pugno perennemente alzato.

Sono persone normali, pensionati, impiegati, insegnanti, liberi professionisti, disoccupati, casalinghe, che al termine della loro giornata spendono qualche ora del proprio tempo a discutere di problemi politici, di amministrazione locale, di vacanze ed altro con persone simili a loro.

Non tutti i partecipanti a queste riunioni sono iscritti al Partito, non tutti gli iscritti partecipano alle riunioni.

L’iscritto ha una tessera, per cui versa un contributo al Circolo del proprio paese o quartiere; l’intero ammontare dell’obolo va ai livelli superiori dell’organizzazione partitica, al circolo locale non resta nulla.

L’elettore non ha tessera, una volta ogni tanto è chiamato ad esprimersi, perché così dice lo statuto (quello attuale quantomeno) e deve versare un obolo legato alla campagna in corso, anche in questo caso non rimane nel circolo locale.

 
Ilvo Diamanti, su la Repubblica, analizza in particolare le opzioni in gioco per due delle regole congressuali: la separazione fra Segretario e Premier, e il metodo di designazione.
Alcuni estratti:
"Il primo riguarda il rapporto fra partito e governo. Si traduce nella distinzione oppure la coincidenza fra segretario di partito e premier. L'indicazione del segretario e della maggioranza del Pd prevede l'incompatibilità fra i due ruoli.
[...]
Tuttavia, nei fatti, è difficile dissociare i due ruoli. In particolare, guidare il governo senza il controllo sul partito. Come dimostra l'esperienza di Prodi.
[...]
La seconda questione riguarda il "metodo" per designare il segretario. Fino ad oggi, è stato scelto attraverso primarie "aperte" agli elettori del Pd. Così sono stati eletti Veltroni, nel 2007, e Bersani, nel 2009. Le primarie hanno costituito, per questo, una sorta di "rito fondativo" che radica la legittimazione del partito, prima ancora della leadership, sul coinvolgimento dei militanti, ma anche degli elettori.
[...]
Come si vede, la discussione sulle regole evoca questioni sostanziali. Che riguardano quale modello di partito insegua il Pd. E, prima ancora, con quali progetti, contenuti, programmi. Leader."
Leggi l'articolo integrale.
 
Dal sito del PD, il discorso integrale di Guglielmo Epifani ieri in Direzione Nazionale: link.
La prima parte è dedicata all'analisi dell'attuale situazione di governo e del sostegno dovuto a Letta.
Nella seconda parte si parla del Congresso e delle regole proposte a seguito del lavoro della Commissione nominata, su quattro punti:
  • "Il primo: il tempo del congresso è ora. E lo voglio dire con chiarezza: ritardare il congresso non serve, non risolve i problemi. Aiuta le fibrillazione e aiuta le incertezze. E non abbiamo bisogno né dell’una, né delle altre come si vede anche dalle raffigurazione di noi di queste settimane."
  • "Secondo. Il congresso è chiamato essenzialmente a ridefinire il progetto del Partito Democratico per il Paese. [...] Un congresso che sappia rifondare, rafforzare il Partito Democratico, il suo senso, la sua identità culturale e politica, la sua autonomia di pensiero e il suo radicamento."
  • "Terzo. Nella fase che stiamo vivendo, a pochi mesi da un ciclo di elezioni che oltre a quelle europee riguarderà gran parte dei nostri Comuni e qualche elezione regionale, e di fronte alle vicende che abbiamo alle spalle e anche alle difficoltà di rapporti, di smarrimento, di dubbi, di interrogativi che parte dei nostri iscritti, dei nostri elettori vivono, il congresso non potrà che essere un congresso che parte dai congressi di circolo, dai congressi provinciali e dai congressi regionali."
  • "Quarto. Per quanto riguarda la questione del segretario del partito, delle sue funzioni, del suo ruolo è evidente che noi siamo di fronte a una discussione, una discussione che c’era, che c’è, una discussione alla quale dobbiamo provare a mettere un fine in maniera il più condiviso possibile. [...] Perché siccome io penso per le ragioni che ci sono e per quello che si possono definire, io credo che dobbiamo in qualche misura tornare in questa fase a un segretario che si occupi prevalentemente dei problemi del partito, ne consegue che anche la platea di riferimento per la sua elezione dovrà essere funzionale a questa scelta."
 
Civati scrive sul suo blog:
" Solo gli iscritti
Franceschini: il segretario lo eleggono solo gli iscritti.

Chiaro, no?

Ah, dice che ci sono anche i fighetti nel Pd, non solo nel governo. Figo.

Per quanto mi riguarda penso che il segretario lo debbano scegliere gli elettori, anche se poi si candidasse a premier qualcun altro.

Per un miliardo di motivi, a cominciare dal fatto che il Pd dovrebbe aprirsi e realizzarsi, non chiudersi e stravolgersi.

Quindi, la penso proprio al contrario di Franceschini, solo lontano parente di quel Franceschini che nel 2009 parlava di partito aperto contro il chiuso Bersani."

e altri post, successivi, che vi invitiamo a leggere.

Pittella scrive sul suo sito:

"Habemus datam, finalmente ma Epifani vuole un congresso chiuso ai soli iscritti. Sarebbe un messaggio devastante per un partito che da oltre il 30% é crollato oggi al 23,5%. Serve rientusiasmare gli iscritti e coinvolgere i cittadini che sono arrabbiati e delusi, altro che chiusura! Apriamo porte e finestre, misuratevi con la gente, mettete a rischio la vostra rendita di posizione!"


Cuperlo ha dichiarato, in Direzione durante il dibattito: “Se si cambiano le regole, dobbiamo farlo insieme. Se non c’è accordo sui ruoli di segretario e premier, decida il congresso”. Allo stesso modo, se non si trova un accordo sulla platea “non si voti qui in direzione”.

Sull'ultimo punto è stato accontentato, oggi non si è votato, si voterà il 31 luglio alla prossima Direzione.

 
Diverse le dirette ed i commenti in tempo reale offerti da vari siti per seguire la discussione:
Europaquotidiano (@weuropa): link.
L'Unità: link.
 
Il Movimento 5 Stelle sta da un paio di giorni facendo ostruzionismo sistematico in aula, costringendo a sedute fiume e rallentando tutto l'iter parlamentare.
Ma perchè lo stanno facendo e cosa sperano di ottenere?
Intanto, oggi incontreranno Enrico Letta per discutere delle priorità su quanto in discussione: il M5S vuole rinviare a settembre la discussione sul ddl che modificherebbe l'articolo 138 della Costituzione, dando al Comitato dei Saggi per le riforme la possibilità di essere l'unico organismo di discussione delle riforme e mantenendo al Parlamento solo un ruolo di ratifica.
Alcuni articoli sul tema:
la Repubblica: link.
Fanpage: link.
Il Corriere della Sera: link.

 
Nel video di "Il punto alle 7" e in un editoriale dedicato, Stefano Menichini commenta l''uscita di Stefano Fassina sull'evazione "di sopravvivenza".
Video: link.
Editoriale: La lezione del sacrificio di Fassina