Monaco non si limita però a questioni di principio, ma espone le motivazioni del suo parere dando conto delle eventuali conseguenze dei cambiamenti ipotizzati. Di seguito alcuni estratti.
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Una discussione congressuale aperta su soluzioni tra loro alternative è la sola via per venire a capo di una identità tuttora incerta. Le regole congressuali di cui si discute dovrebbero propiziare una competizione trasparente tra tali diverse visioni intestate a distinti candidati da mettere in campo subito. Non in un secondo momento, con il cosiddetto congresso scandito in “due fasi” e che “muove dal basso”.
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Come se si potesse separare la discussione sulle questioni locali da quella relativa alla politica nazionale. Come se non vi fosse l’esigenza e il dovere di dare conto sollecitamente e a tutto il corpo del partito di questioncine del tipo della vittoria mutilata risoltasi in sconfitta politica, della drammatica débâcle dell’elezione al Quirinale (con i nostri 101) e del governo politico con il Pdl.
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Altra idea che non mi convince è quella di separare leadership e premiership. Una separazione virtualmente foriera di una divaricazione tra partito e premier. Domando: se le questioni oggi controverse dentro il Pd sono quelle sopra accennate (cioè di natura identitaria), davvero si può immaginare che regga una sorta di divisione del lavoro del tipo: un leader posizionato a sinistra e un candidato premier dal profilo liberale e centrista?
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Il testo integrale qui.