Luigi Dallai ripropone il tema, già diffuso nelle discussioni nei circoli e in eventi come OpenPD, della convinzione che le regole non debbano essere cambiate da questa Dirigenza. 
Dallai, molto esplicitamente, ricorda che "Da una parte c’è il terrore del confronto, del cambiamento, tanto che con colpevole leggerezza si rimescolano le carte chiedendo ad un organismo eletto ormai quattro anni fa, di fare scelte che non gli competono, violando tutti i dispositivi statutari. Dall’altra c’è una generazione, non solo anagrafica, che ha dimostrato di non temere l’apertura e il confronto." e ancora " Se le regole non piacciono si possono cambiare, ma il nodo è un altro: perché cambiarle? Se il timore è che il congresso, così come concepito nel nostro statuto, aperto e partecipato, possa far emergere un’insoddisfazione del nostro elettorato rispetto all’attuale gruppo dirigente, non c’è da aver paura, quest’insoddisfazione già c’è, basta farsi un giro di circoli e nelle tante feste democratiche."
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